Il costruttivismo e la rappresentazione della realtà
Il costruttivismo non appare per la prima volta negli anni 50 del secolo scorso. Le prime concezioni furono poste infatti dal filosofo Giambattista Vico (1668-1744), il quale asseriva che “il vero è identico al fatto” o anche “la verità umana è ciò che l’uomo conosce, costruendola con le sue azioni e formandola attraverso di essa”.
Altri importanti esponenti sono Locke, Berkeley, Hume, Kant, fino ad arrivare ai giorni nostri : Maturana e Varela con l’autopoiesi degli esseri viventi, in cui un sistema ridefinisce costantemente se stesso, si sostiene e riproduce dal proprio interno.
Un sistema autopoietico è una rete di processi di creazione, trasformazione, e distruzione di componenti che interagiscono tra di loro, sostengono e rigenerano sempre lo stesso sistema.
Altri sono: von Foester, Piaget, Bateson, Kurt Lewin, Vygotsky, Watzalawick, fondatore della scuola di Palo Alto, von Glaserfeld…
Secondo il costruttivismo la conoscenza è la conoscenza della esperienza personale e non rispecchiamento di una realtà indipendente.
Viene messa in discussione la conoscenza oggettiva, un ordine esterno, separato dall’osservatore; quindi l’osservazione non è più fonte di conoscenza oggettiva, bensì nasce dalla personale interpretazione della realtà.
Il metodo sperimentale di Galileo era basato sul concetto di verificare la veridicità delle ipotesi, l’osservatore, nel farlo, era separato dalla realtà, che esiste a prescindere la presenza dello stesso.
L’approccio costruttivista, invece, tiene in considerazione il punto di vista di chi osserva, anzi l’osservatore entra “a gamba tesa”nella realtà e la influenza. Così viene a decadere la precedentenetta separazione. Ora esiste un forte legame tra osservatore ed oggetto osservato, perché il primo costruisce il secondo.
La realtà, in quanto oggetto della nostra conoscenza, sarebbe creata dal nostro “fare esperienza” di essa. La determiniamo dal modo dai mezzi, dalla nostra disposizione nell’osservarla, conoscerla, comunicarla.
Ognuno dà significati diversi alla esperienza a seconda del proprio background, delle esperienze fatte in passato.
Esistono processi d’interazione tra osservatore ed osservato, il linguaggio e la comunicazione hanno un ruolo fondamentale in tutto ciò. In base a come decliniamo linguisticamente la nostra vita nel self-talkotteniamo certi risultati rispetto ad altri.
La costruzione del nostro sapere si poggia su mappe cognitive, che servono agli individui per orientarsi a costruire le proprie interpretazioni del mondo esterno, relazioni, accadimenti e ultimo, ma non ultimo, il bagaglio di convinzioni limitanti.
Ognuno ha una mappa di significati con cui esperisce, la presupposizione secondo cui “la mappa non è il territorio” è corretta, ma von Glaserfeld afferma e sottolinea la necessità, nonché il dovere a mio parere, del singolo di ampliare il più possibile tale mappa, renderla sempre più ricca grazie alle varie esperienze, che si possono vivere e alle conseguenti nuove modalità, anche semantiche, di poterla definire.
Creare una sorta di vocabolario molto fornito di mappe ampie e particolareggiate, proprio come dovrebbe essere il patrimonio lessicale di ognuno.
Più vocaboli e sinonimi si conoscono, più si ha la possibilità di definire meglio la nostra esistenza.
L’imparzialità dell’osservatore sta nel capire quanto sta accadendo, non nel guardare in modo distaccato la realtà, che di per sé non esiste a prescindere da chi la vede.
Così secondo il costruttivismo il regista /attore prende il posto dell’osservatore , questo passaggio comporta un grande cambiamento anche nella vita: da deresponsabilità, si è inermi davanti agli eventi, all’assunzione di responsabilità, si èparte attiva della propria vita e degli eventi.
La realtà che si racconta non è un riferire “così com’è” oggettivo ma un come viene interpretata.
Il singolo costruisce la propria esperienza, pertanto è causa primaria della realtà in cui vive.
Si passa da un concetto lineare di causalità ad uno circolar, è lo stato mentale dell’individuo che definisce la realtà, alla base ci deve essere un dinamismo psichico equilibrato perché si trovi l’adeguata corrispondenza tra evento esterno e corretta interpretazione.
Si può ben comprendere la grande utilità del costruttivismo nella psicologia sportiva ed in genere in tutte le prestazioni umane.
L’atleta non è separato da quanto sta accadendo, ma ne fa parte attivamente e quindi può cambiare le sorti, o quanto meno, dare un contributo personale di un certo rilievo , andando successivamente a rivalutare l’errore nel modo più funzionale: senza giudizio ma descrivendolo.
Una competizione si vince non per caso, per Divina Provvidenza, ma è il frutto di adeguato self-talk, adeguata mappa e adeguate azioni.
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Il costruttivismo e la rappresentazione della realtà
Come può essere utile il Coaching?
Il coaching cosa rappresenta, da dove nasce?
Il termine inglese coach risale al 1400 ed era inteso come mezzo di trasporto, la carrozza trainata da cavalli. Ma le sue origini sono ben più antiche.
Socrate e Platone sono da considerarsi come i primi coach. Il primo diffuse come insegnamento fondamentale il famoso detto dell’Oracolo di Delfi “Conosci te stesso”: coltivare la propria capacità di orientarsi nel mondo attraverso la consapevolezza di sè e di quanto ci circonda.
E Socrate poneva solo domande ai suoi interlocutori, non si permetteva di fornire risposte. Lasciando loro la possibilità di trovare la propria verità.
Platone, nel Teeteto, riporta l’insegnamento del suo maestro. Secondo cui il compito del filosofo non è quello di insegnare ma quello di applicare l’arte della Maieutica, l’arte dell’ostetricia. Cioè partire dalla propria verità che ognuno possiede.
Al giorno d’oggi siamo emotivamente analfabeti. Non riconosciamo le nostre emozioni, non ci permettiamo di viverle, soprattutto quelle negative. Purtroppo tutto questo crea blocchi e da qui alla malattia il passo è breve.
Tutto ciò accade non solo in rapporto a sè stessi, ma anche in relazione all’altro. Ci sono tipologie di persone che ciclicamente incontriamo e innescano sempre le stesse reazioni emotive, senza saperne il perchè, senza sapere che sono legate ad emozioni del passato. In realtà non è nel passato che dobbiamo stare ma nell’oggi e nel futuro, vedere oggi come vogliamo essere nel futuro. Proprio per questo è fondamentale prestare attenzione al proprio sentire, al proprio corpo e ai segnali che quest’ultimo ci invia.
Molte volte, ad esempio, conviviamo con un fastidioso mal di stomaco, prendiamo medicine. Ma poche volte ci soffermiamo a chiederci come mai, cosa non abbiamo digerito, non solo in senso fisico di cibo, ma anche di situazioni, cosa avrei potuto fare diversamente, cosa me lo ha impedito..
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